di Maurizio Corte
“Spara e uccide uno straniero, arrestato l’assessore leghista”. Questo il titolo con cui l’agenzia d’informazioni Ansa ha aperto il suo notiziario online mercoledì 21 luglio, alle 13.09.
La notizia più importante della più importante agenzia di stampa in Italia ci dà due informazioni su cui ha costruito il titolo e poi l’articolo: uno “straniero” morto; e un assessore leghista arrestato. L’occhiello, dove di solito va il “dove” e il “quando” di una notizia, ci informa che tutto è collegato a una “lite a Voghera” (provincia di Pavia). Sarebbe suonato diverso un titolo di questo tipo: “Assessore leghista spara e uccide un giovane”. Magari con un occhiello tematico: “Omicidio a Voghera”.
Evito di commentare il fatto che se a sparare fosse stata una persona qualsiasi, pur con una pistola denunciata, ora quella persona sarebbe in carcere; non agli arresti domiciliari. E l’imputazione sarebbe, con tutta probabilità, di omicidio volontario, dato che quando si spara lo si fa di solito con intenzione. Nel caso dell’assessore di Voghera, le prime cronache ci hanno raccontato che il colpo è partito in modo accidentale: l’avvocato avrebbe fatto una manovra brusca e la pistola si sarebbe messa a sparare per conto proprio, diritta al cuore del giovane di origini marocchine.
Vi è stata una polemica politica su questa vicenda. Si è sottolineato che l’odio porta solo odio; che il conflitto alimenta altri conflitti; e che dalle parole è assai facile – specie se porti con te una pistola che spara al primo movimento brusco – passare ai fatti. Occorre quindi lasciare chi semina odio a riflettere su quanto sta facendo.
Guardiamo il titolo dell’agenzia Ansa sulla pagina in cui viene pubblicata la notizia, dopo la home page. Il titolo è questo: “Lite a Voghera, assessore spara e uccide uno straniero in piazza”. Solo nel sommario, ovvero il testo sotto il titolo principale, leggiamo che si tratta di un avvocato. Ed è qui che la notizia sorprende: quello che dovrebbe essere un uomo di legge, rispettoso della Costituzione e del Codice Penale, va in giro armato e di fronte a un’aggressione – verso la quale è giusto e sacrosanto difendersi, ma con misura – si mette a sparare.
Il tutto avviene mentre è in corso in Italia una raccolta di firme per alcuni referendum sulla giustizia che vogliono separare le carriere di magistrato (il pubblico ministero) e di giudice (colui o colei che giudica in un processo). Scopo di uno dei referendum è quello di andare verso un’effettiva terzietà di chi indossa la toga per giudicare; e di mettere su un piano di parità reale l’avvocato della difesa e l’avvocato dello Stato (il sostituto procuratore della Repubblica, il pubblico ministero).
Nel dare la notizia dell’omicidio di Voghera – anche nel corso dei telegiornali e dei giornali online di news – si è insistito sul fatto che la vittima fosse un “extracomunitario”, uno “straniero che dava problemi” e che era stato raggiunto da ordini di allontanamento; senza curarsi di capire se il giovane ucciso avesse problemi psichici.
Non è stato stigmatizzato né il ruolo di avvocato-killer (chi uccide è un killer di solito, nel linguaggio giornalistico); e neppure quello di assessore alla sicurezza che gira armato anziché – com’è suo compito – pretendere che polizia e carabinieri garantiscano la pubblica sicurezza. Un assessore alla sicurezza ha questo compito: assicurare la prevenzione e la repressione del crimine. E fare in modo che i servizi sociali seguano, accolgano e gestiscano le situazioni di persone con problemi: senza fissa dimora, soggetti con problemi psichici, soggetti con problemi comportamentali o di devianza.
Il delitto di Voghera, anche nell’uso del linguaggio e nel frame utilizzato da giornali radio e televisione, ci mostra in modo netto la schizofrenia politica – a proposito di patologie psichiche – di chi un giorno invoca la “certezza della pena”, la “galera subito” per lo straniero che delinque. Mentre un altro giorno, quando a violare la legge è un politico ben protetto e difeso, approva leggi e giustifica comportamenti affinché chi uccide resti impunito; o chi delinque anche nelle mafie possa sperare di farla franca grazie alla lungaggine dei processi e ai tempi della prescrizione.
I titoli e il linguaggio usato per il caso dell’avvocato di Voghera, che con un solo colpo di pistola ha ucciso un giovane sparandogli vicino al cuore, ci pongono un problema serio. E su un piano addirittura più importante di quello politico o di partito: è il piano dell’obiettività, dell’indipendenza della stampa; e del rispetto della dignità della persona vittima di un reato, fosse anche uno “straniero”, un “marocchino”, un “extracomunitario”. Senza una stampa indipendente dai poteri e dalla vulgata populista e forcaiola; senza un sistema dei media rispettosi della dignità della persona, a rischiare non sono solo gli “stranieri”.
A rischiare siamo anche noi, comuni cittadini, che non siamo né avvocati protetti da qualche trattamento di favore; né politici garantiti da finte galere senza sbarre.