di Marta Gabucci
Un altro nome che ci ha lasciati in questo strano anno ma che merita di essere ricordato è sicuramente quello di Agitu Ideo Gudeta, una donna etiope di 42 anni.
Agitu è stata costretta a fuggire dalla sua terra natia nel 2010, a causa delle pressanti minacce da parte del suo governo per l’impegno che la stessa aveva messo nella lotta contro l’accaparramento delle terre da parte delle multinazionali. Era così arrivata sul suolo italiano, richiedendo e ottenendo lo status di rifugiata e in cui poi, dopo qualche anno, era riuscita ad aprire la sua attività. Si trattava di un’azienda agricola a Frassilongo, in Trentino Alto Adige.
Nel 2017, all’incontro “Donne anche noi. Storie di fuga e riscatto”, aveva raccontato il motivo della sua fuga.
«Sono venuta in Italia a 18 anni, ho fatto l’università qui. Sono poi tornata in Etiopia perché mi piaceva l’idea di lavorare sui progetti di agricoltura sostenibile. Lì le multinazionali comprano spazi enormi, coltivano canna da zucchero, olio di palma e fiori. La nostra resistenza a dire no, ad un sistema che non porta beneficio non era accettato, quindi il governo ci dava la caccia», aveva spiegato. «Per mettermi in salvo sono scappata dall’Etiopia e sono arrivata in Trentino. Da lì parte questo progetto di recupero e di valorizzazione sia del territorio che del prodotto».
Agitu aveva deciso di scommettere sulle capre mochene, una razza in via d’estinzione. Così nacque “La Capra Felice”, con una produzione di formaggi che seguiva metodi tradizionali. Negli anni, ha sopportato e risposto alle minacce e lesioni alla sua azienda a cui è stata sottoposta da un vicino che non la voleva sul territorio italiano. Combattendo contro i pregiudizi aveva vinto, trovando così serenità nella sua impresa. Aveva recuperato un terreno abbandonato per allevare il suo gregge e aveva iniziato a vendere i suoi formaggi presso una bottega da lei appena aperta.
Legambiente, grazie al suo impegno nel campo ambientale, aveva deciso di premiarla assegnandole la bandiera verde, per il recupero dei terreni demaniali abbandonati.
La sua decisione di allargare la sua attività e l’incontro pattuito con un geometra, a cui non si è presentata, ha dato l’allarme. Una vicina di casa, preoccupata dalla sua mancata presenza, ha rinvenuto il corpo di Agitu. Nella giornata del 30 dicembre 2020, un pastore che la aiutava nella sua azienda, ha confessato l’omicidio.
A due giorni dal suo quarantatreesimo compleanno, ci ha lasciati Agitu Ideo Gudeta, una donna simbolo di integrazione, di riscatto femminile e di imprenditorialità. Ma prima di tutto, la regina delle capre felici.