di Marta Gabucci
Nella mattinata del 28 ottobre 2020, il Centro Studi e Ricerche IDOS in partenariato con il Centro Studi Confronti, festeggia il trentesimo dossier statistico immigrazioni. A causa del momento storico che stiamo vivendo, i festeggiamenti sono stati svolti attraverso una live sulla piattaforma Youtube in cui, all’interno di una tavola rotonda, il presidente del Centro Studi IDOS Luca Di Sciullo ha riunito varie rappresentanze per raccogliere diverse testimonianze e pareri sul tema. Con l’aiuto dei mediatori Claudio Paravati, direttore del centro studi Confronti, e di Ginevra Demaio, facente parte di IDOS, dopo un breve messaggio di Marco Fornerone, pastore della Chiesa Valdese di Roma, è stato dato spazio a diverse figure: Nancy Porsia, giornalista freelance e consulente di ricerca, Marco Omizzolo, sociologo esperto di immigrazione, Igiaba Scego, scrittrice e, infine, don Pierpaolo Felicolo, responsabile dell’ufficio migranti della Diocesi di Roma e per la Regione Lazio, in rappresentanza di Giampiero Palmieri, vicegerente della Diocesi.
Utilizzando le parole di Luca Di Sciullo, questo è un anno di festeggiamenti ma anche di ricordi. Fornerone racconta dell’importanza che questo dossier ha per l’Italia poiché «fornisce dati reali, che permettono di contestare dati che vengono dalla sensazione e dal sensazionalismo». Continua spiegando come ci sia urgenza di lavorare per la giustizia e per la verità della realtà di cui c’è bisogno, perché «nella menzogna cresce la paura e la violenza e con il dossier possiamo sconfiggerle».
L’italia è un Paese di immigrazione da quasi cinquant’anni: dal 2012, più di 1 milione di cittadini di origine straniera sono arrivati qui, scontrandosi poi con la difficoltà poi di diventare italiani. Il più alto numero di acquisizioni di cittadinanza da parte di stranieri residenti si è toccato nel 2016, con un tasso di 201mila. Nel 2019 sono stati registrati 127mila ottenimenti, dopo un periodo altalenante negli ultimi anni.
Ciononostante, come spiega all’interno della tavola rotonda Igiaba Scego, «viviamo in un sistema bloccato». Gli anni 2000 dovevano rappresentare un cambio di rotta, dichiara, rispetto a ciò che era accaduto negli anni novanta: invece assistiamo a dei passi indietro.
«Legislazione bloccata che consuma vite- dice Scego. -Ciò che c’è da fare è costruire una narrazione nuova». Si riferisce a tutti coloro che ricoprono ruoli che possono far avanzare la narrazione come i media, le tv, i giornalisti, i registi e gli editori.
«Siamo bloccati anche nei temi: si parla degli stessi argomenti da anni. Esistono Paesi, all’interno di questa tematica, di cui non sappiamo nulla» spiega.
Il dossier rivela che il 38,2% di figli di immigrati ricevono la cittadinanza dai genitori o al compimento del diciottesimo anno, se nati in Italia. Ma è altresì vero che esiste un numero importante che racconta di tanti minori, figli di cittadini stranieri, che rimangono esclusi pur essendo nati e cresciuti in questo Paese.
Un ulteriore dato importante discusso nel Dossier e nella diretta streaming è la pandemia da Covid-19 guardata con gli occhi dei migranti: questa ha portato ulteriori problemi e aggravato condizioni di vita già difficili.
Marzo Omizzolo spiega come il periodo storico che stiamo vivendo, abbia portato ad un aumento tra il 15 e il 20% di lavoratori immigrati che sono stati sfruttati nelle campagne italiane: il dato parla di 40/55 mila persone, che vedono mortificati i loro diritti quotidianamente. Le retribuzioni sono state ulteriormente diminuite, portate così a tre euro all’ora. Omizzolo racconta come anche i tempi di riposo sono stati tagliati, vedendo perciò aumentate le ore di lavoro: questo accade, chiarisce, «perché sono stati bloccati i controlli sullo sfruttamento, che sono stati direzionati verso il monitoraggio delle misure anticovid».
Le parole del sociologo raccontano le varie disgrazie che sono accadute in questo periodo, disgrazie dovute allo sfruttamento di datori criminali. Conclude dicendo: «Fare giustizia è prendere una posizione chiara e dobbiamo chiedere allo Stato di fare lo Stato».
Igiaba Scego con le sue parole, espone come lei e la sua famiglia si siano sentiti esclusi nell’emergenza covid, poiché «sento che non parlano a me, figlia di migranti. Siamo invisibili tutti, la persona appena arrivata e la persona che ci è nata».
Don Pierpaolo Felicolo ha concluso l’incontro evidenziando quanto sia complesso essere stranieri e spiegando quanto sia importante un «cambio di rotta, alzare lo sguardo e aprire il cuore: così facendo, si trovano dimensioni differenti. L’incontro con l’altro crea ricchezza. Dobbiamo vincere il demone della paura e portare il dono della ricchezza».
Perché, utilizzando le sue parole, i migranti: uomini e donne come noi.
Per chi volesse approfondire e seguire la presentazione può collegarsi al link.