di Maurizio Corte
Quando sui media si parla di adozione di bambini vi è sempre stato il rischio che il pendolo oscilli fra due poli.
Da un lato vi è il “pietismo” verso i poveri bimbi abbandonati che trovano un’occasione di riscatto. Dall’altro vi è il commovente dolore di una coppia che non riesce ad avere figli biologici.
Negli ultimi tempi si è aggiunta una terza componente. Stavolta ideologica. È una “terza posizione” che può assumere forme diverse.
Una di queste è l’urlo entusiasta che essere figli adottivi o genitori adottivi è una sorta di “paradiso di felicità”.
Un’altra è la battaglia perché l’adozione possa essere fatta anche da coppie omosessuali.
La terza componente ideologica vede come posizione quella che “genitore single è bello”.
Al benessere dei bambini adottati, chi ci pensa mai? Degli aspetti critici dell’adozione – sfocati dall’idea che l’amore tutto risolve – chi parla mai con cognizione di causa?
Chi mai approfondisce, senza interessi di parte, il tema dell’adozione, affrontandolo nella sua complessità?
Un altro elemento che propone il “discorso dei media” sull’adozione di bambini è quello di dare voce ai figli adottivi e ai genitori adottivi. Scelta doverosa. Sacrosanta.
E gli esperti? Non vogliamo far parlare mai gli esperti di adozione di bambini?
Come per il tema “media e immigrazione”, anche per il tema “media e adozione di bambini” possiamo dire che la voce degli esperti – indipendenti da interessi di parte – non viene tenuto nel dovuto conto.
In una puntata radiofonica di “Cactus – Basta poca acqua”, condotta dalla giornalista Concita De Gregorio su Radio Capital, si è parlato di adozione di bambini.
La posizione “ideologica” questa volta ha riguardato la difesa dell’adozione di bambini da parte di genitori single.
Da parte di un single un’adozione è possibile, ci informa la trasmissione. È consentita se fra l’aspirante madre (o l’aspirante padre) e un bambino/a si è creato un legame affettivo.
Deve essere un legame tale da convincere un giudice a concedere a una persona singola la genitorialità di un figlio (o figlia) non biologici.
Il caso trattato è interessante. È quello di una donna single che a casa sua, in Italia, ha ospitato alcuni mesi l’anno per anni, in un incontro frutto del caso, un bambino dell’Ucraina che ora ha 11 anni.
La signora sta aspettando impaziente la pronuncia di un giudice, dopo aver prodotto tutta la documentazione e le prove che fra lei e il bambino si è instaurato un rapporto genitore-figlio.
È un rapporto tanto stretto e genitoriale che il bambino chiama “mamma” la signora. Quest’ultima l’ha ospitato 4 mesi l’anno per un certo numero di anni, stando a quanto emerge dalla testimonianza in diretta della donna.
La vicenda è interessante. Degna di approfondimento in una trasmissione radiofonica, il cui obiettivo dovrebbe essere anche quello di informare e far pensare. La conduce, infatti, una giornalista di prestigio e professionalità, come Concita De Gregorio.
Peccato che la trasmissione si riveli “ideologica” per il suo sposare, senza esitazione alcuna, la causa – certo comprensibile e legittima – di un’aspirante mamma single.
Non ci si interroga, ad esempio, sull’opportunità che il bambino adottando abbia bisogno di entrambe le figure genitoriali.
Non si tematizza – ascoltando un esperto – la difficoltà che comporta il crescere da soli un figlio (o una figlia) adottato, specie in età adolescenziale.
Siamo certi che l’avere un solo genitore – per un figlio adottivo che ha avuto problemi di relazione con i genitori biologici – sia nell’interesse di chi viene adottato?
Sono domande che richiedono anche la voce di un esperto. Il sostegno di studi e di analisi. Il conforto di una riflessione professionale, fatta alla luce delle esperienze adottive studiate da esperti.
Nulla di tutto questo vi è nella trasmissione radiofonica di Concita De Gregorio. Eppure l’ascolto di posizioni differenti e l’approfondimento, oltre l’impressionismo del singolo caso che attira, dovrebbero essere bagaglio dei giornalisti.
L’adozione di bambini (e bambine), anche nella trasmissione “Cactus – Basta poca acqua”, di Radio Capital, resta insomma alla superficie dei temi.
Eppure l’adottare un bambino (o una bambina) grandicello non dovrebbe essere un argomento da trattare in superficie. Né da affrontare con un’impostazione ideologica. O, peggio, da tifoseria interessata.