Come ci ricordano gli studiosi dell’Analisi Critica del Discorso, le parole utilizzate nei media rivelano una certa ideologia, una visione del mondo e dei valori. Questo vale anche nella rappresentazione che i media danno dell’immigrazione.
È per questo importante che i giornalisti abbiano piena consapevolezza di cosa significhi utilizzare un certo linguaggio anziché un altro. La parola “extracomunitario”, ad esempio, esprime una forma di esclusione dello straniero che non appartiene all’Unione Europea.
Nella Carta di Roma, il protocollo deontologico sottoscritto da Ordine dei Giornalisti e Federazione della Stampa nel 2008, è una guida fondamentale per i giornalisti. Invita ad adottare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore ed all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri: un profugo non va confuso con un irregolare; una vittima della tratta non va confusa con una “clandestina”; un richiedente asilo ha diritto a entrare nel nostro Paese e ad ottenere, se ne ha le caratteristiche previste dai trattati, lo status di rifugiato o di beneficiario di protezione umanitaria.
Quello che i giornalisti debbono aver sempre presente è che un’informazione di qualità, anche in tema di immigrazione, valorizza la professione giornalistica. Invece, i discorsi dell’odio e un linguaggio escludente e discriminatorio squalificano innanzi tutto chi li pronuncia. E’ pertanto importante non andare al traino delle fonti – ufficiali o meno – ma, come giornalisti, difendere il ruolo di “mediazione”, e quindi di garanzia, nei confronti dei lettori.
Il terrorismo e gli attacchi alle libertà democratiche e alla convivenza civile richiedono ai mass media e ai social media di svolgere in modo ancor più preciso e puntuale il ruolo di promotori di una cultura del dialogo, della difesa dei valori di convivenza e il rispetto della verità sostanziale dei fatti. Per fare questo, la formazione dei giornalisti è un passaggio indispensabile per essere all’altezza delle sfide che la società complessa e multiculturale ci pone.
Il ruolo dei media, nel rappresentare l’immigrazione e la diversità culturale, è strategico per un giornalismo che non si limiti ai confini della cronaca. Il giornalismo è chiamato a fornire ai lettori una “mappa della società”; a mettere a disposizione strumenti di orientamento e di interpretazione che non distorcano la realtà; ma che contribuiscano a chiarirla e a comprenderla. In questo senso, il rispetto della Carta di Roma è un passaggio utile perché i media italiani sappiano rappresentare al meglio l’immigrazione, senza pregiudizi e senza discriminazioni.