Per capire il fenomeno migratorio oggi senza considerarlo un’emergenza o un fatto relegato al solo discorso dei richiedente asilo come spesso è rappresentato dai mezzi di comunicazione, anche i numeri servono e una loro analisi attenta e trasversale. Di questo ci parla il Dossier Statistico Immigrazione 2015, redatto dal Centro Studi e Ricerche IDOS, in partenariato con la rivista interreligiosa Confronti, in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), col sostegno dei fondi dell’Otto per mille della Chiesa Valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi, sui principali dati statistici sull’immigrazione. Un modo per superare la “sindrome da invasione”, capire l’immigrazione economica, le nazionalità più presenti e quanto le nuove generazioni stanno cambiando il volto dell’Italia sempre più interculturale.
Presentato lo scorso giovedì 29 ottobre Roma e in contemporanea in tutte le Regioni e Province Autonome, si è partiti dalla dimensione internazionale ed europea, oggi più che mai utile a collocare il caso italiano all’interno di uno scenario più ampio e articolato, per poi soffermarsi sull’Italia e su quanto accaduto nel corso del 2014: flussi migratori, residenti e soggiornanti, inserimento lavorativo e sociale, discriminazioni e pari opportunità, convivenza interreligiosa.
I migranti forzati nel mondo sono passati in un anno da 52 a 60 milioni. Nei primi nove mesi del 2015 il numero dei rifugiati e migranti che hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Europa – e non dimentichiamo le circa 3000 persone morte in questo tentativo nel 2015 – ha superato le 460mila unità, mentre l’anno scorso erano stati 219mila. Ma l’Italia non è sicuramente tra i paesi che hanno accolto più profughi. I minori e le donne hanno accentuato la loro incidenza (pari, rispettivamente, al 22% e al 53%), a conferma del carattere familiare assunto dalla presenza immigrata.
Per sfatare tanti stereotipi basta leggere alcuni dei punti focali del dossier: i lavoratori immigrati, più che una minaccia per l’occupazione degli italiani, sono un ammortizzatore sociale a loro beneficio: accettano anche lavori non qualificati, sono più disponibili a spostarsi territorialmente, perdono più facilmente il posto di lavoro (sono 466mila i disoccupati a fine 2014). A livello penale l’andamento degli stranieri è più virtuoso rispetto a quello degli italiani: nel periodo 2004- 2013 le denunce contro gli stranieri, nel frattempo raddoppiati, sono diminuite del 6,2%, mentre le denunce contro gli italiani sono aumentate del 28%. In assenza di consistenti politiche di aiuto allo sviluppo, le rimesse degli immigrati sono il sostegno più efficace ai paesi di origine, una vera e propria azione che sostituisce la cosiddetta cooperazione internazionale: 436 miliardi di dollari inviati ai paesi in via di sviluppo a livello mondiale e 5,3 miliardi di euro inviati dall’Italia.