42 mila donne intervistate in tutto in tutta Europa ed un risultato preoccupante: una ogni tre di loro ha subito violenza, quasi sempre non denunciata. Questo il dato principale della ricerca realizzata dall’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti umani, il cui rapporto è stato diffuso in questi giorni. Violenze fisiche, sessuali e psicologiche che non sfociano per forza nella morte della vittima, ma che rappresentano una continua, spesso subdola, violazione dei diritti umani che inizia già dall’adolescenza.
L’agenzia indagante ha ascoltato 1500 donne di età compresa tra i 18 e i 74 anni in ognuno dei 28 paesi dell’Unione Europea, che hanno dipinto quanto la violenza sia diffusa: il 5% delle intervistate ha confidato di aver subito uno stupro; una donna su 10 di averlo subito prima di compiere 15 anni. Le denunce sono pochissime: la percentuale arriva al 14% e sono di più nel Nord Europa, dove solitamente la donne hanno una maggiore indipendenza: in Danimarca il 52% delle donne ha dichiarato di avere subito attacchi fisici o sessuali; in Finlandia il 47%, il 46% in Svezia e il 45% in Olanda. Le percentuali si dimezzano in Polonia (19%), Austria (20%), Croazia (21%) e Spagna (22%). La percentuale italiana è del 27%: le donne non denunciano e non ne parlano; hanno paura e pensano che la violenza sia una questione da risolvere tra le mura di casa. Quando si parla di abusi che non accadono in ambiente familiare, Joanna Goodey, a capo del gruppo di ricerca, spiega: “In Italia c’è un maggiore controllo sociale del fenomeno: le donne escono meno da sole perché temono di subire violenza, si autolimitano nella propria libertà perché sanno di correre dei rischi”. La paura non permette quindi di monitorare il fenomeno fino in fondo.
La punta dell’iceberg della violenza sulle donne è rappresentata dalla forma più estrema di violazione dei diritti umani, che implica la morte della vittima: i femmicidi, ovvero l’omicidio di genere. Allo studio di questi si è dedicata Cristina Martini, del gruppo di analisi dei media ProsMedia del Centro Studi Interculturali dell’Università degli Studi di Verona, nella ricerca “Uomini che odiano le donne. Come l’agenzia di stampa Ansa rappresenta i casi di femmicidio secondo la nazionalità dei protagonisti”, in cui sono stati raccolti e analizzati i dati relativi al 2012 ed al 2013. I risultati della schedatura delle vittime confermano i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: la violenza domestica è la causa principale di morte nelle donne tra i 16 ed i 44 anni; le donne fino ai 50 anni muoiono più tra le mura di casa, ad opera di persone dell’ambiente familiare, che non per malattie o incidenti. Le donne uccise nel 2013 sono state 136, quasi una ogni tre giorni e quasi tutti gli omicidi sono stati commessi da uomini che le stesse conoscevano. Le indagini sul tema della violenza sulle donne sono importanti per parlare di un problema culturale e sociale molto diffuso, per darne il giusto risalto e per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica. L’obiettivo è supportare prima di tutto le vittime attraverso un sostegno psicologico, medico e legale; curare e riabilitare gli uomini maltrattanti, per evitare la recidività e fare formazione nelle scuole per educare fin dai primi anni ad una corretta cultura di genere che riduca la dimensione del fenomeno.