Sono quasi duecento i corpi dentro a sacchi scuri allineati lungo la spiaggia di Lampedusa. Quattro di questi sono più piccoli degli altri, sono quelli dei bambini recuperati insieme a 47 donne, di cui due incinte. Il numero è ancora provvisorio ed è il tragico bilancio del naufragio di un barcone carico di migranti avvenuto ieri mattina al largo di Lampedusa, nei pressi dell’Isola dei Conigli. L’imbarcazione trasportava 500 africani, tutti eritrei, somali e ghanesi. I superstiti sono 155. Il barcone sarebbe partito dalla Libia, sembra da Misurata.
Il Presidente Enrico Letta ha proclamato per oggi, venerdì 4 ottobre, una giornata di lutto nazionale per l’immane tragedia avvenuta all’alba di questa mattina quando un barcone di migranti è naufragato a circa mezzo miglio dell’Isola dei Conigli al largo di Lampedusa. Inoltre il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha comunicato di aver disposto che sia osservato un minuto di silenzio nelle scuole di ogni ordine e grado.
Facciamo nostro l’appello di Fabrizio Gatti e lo firmiamo perché il Nobel per la pace dovrebbe andare agli abitanti di quest’isola, capitale mondiale d’umanità, dopo aver premiato nel 2012 l’Unione Europea, colpevole assente in questa tragedia sulle sponde del Mediterraneo. L’Italia e l’Europa si devono prendere la responsabilità di azioni e pratiche chiare con il dovere di evitare tragedie simili nel futuro. Per Giusi Nicolini, sindaca dell’isola «Ben tre motopesca erano passati e non li hanno visti, o hanno fatto finta di non vedere. Le leggi che abbiamo costruito in questi anni hanno fatto si che andassero sotto inchiesta armatori e pescatori che hanno salvato la vita delle persone. Abbiamo costruito un sistema normativo disumano, che ha prodotto questo, ovvero che 3 motopesca sono passati e non li hanno soccorsi».
Ieri pomeriggio, il blog di Gabriele Del Grande, che da anni tiene con la conta delle vite inghiottite dal mare, era aggiornato a 19.142 morti. Giusi Nicolini da anni chiede che i politici italiani ed europei facciano la conta con lei dei morti del Mare Nostrum, perché sono i morti di tutti, ricordando quanto in questo momento i siciliani abbiano bisogno di sostegno: «Siamo gente di mare, non ergiamo muri, piuttosto vogliamo essere un ponte tra civiltà».