“Internet non costruisce rapporti sociali intesi come un mondo altro rispetto alla vita reale, al contrario consente la crescita di contatti personali e relazionali, incentivandoli”. Questa affermazione di Centorrino-Romeo, in Sociologia dei media (Franco Angeli editore, 2012), ci richiama all’importanza della comunicazione interpersonale nell’era digitale. La comunicazione digitale segna allora il trionfo, per certi aspetti, del raccontarsi in prima persona, del comunicare individuale e personale; spesso autobiografico.
E’ una rivoluzione copernicana rispetto all’era dei mass media. Nei mass media i messaggi sono costruiti da organizzazioni professionali a ciò dedicate (redazioni, produzioni di fiction, organizzazioni di spettacoli tv). I messaggi massmediali sono poi inviati a una massa di spettatori che nello stesso tempo e in luoghi separati ricevono un identico contenuti mediatico.
Con il proliferare dei canali televisivi, il pubblico ha comunque continuato a essere organizzato in gruppi passivi di audience: un’audience non collegata al suo interno, senza voce in capitolo, impossibilitata a interagire con i produttori di contenuti, con i giornalisti o gli sceneggiatori e con gli altri spettatori. L’accesso alla creazione artistica era impossibile ai più e riservata solo a ristrettissime élite.
La comunicazione digitale ha semplificato l’accesso all’informazione e alla produzione mediale. Le tecnologie digitali hanno ridotto le dimensioni delle apparecchiature e hanno reso di facile utilizzo videocamere e fotocamere. Ricordo quando, negli anni settanta, con un paio di amici realizzavo film in pellicola Super-8. Occorreva una cinepresa di qualità per le riprese filmiche: una singola bobina durava 2 minuti e mezzo.
Il montaggio veniva fatto con una moviola e su un solo esemplare di pellicola, dato che il Super-8 non aveva il negativo. La proiezione era possibile grazie a macchine da proiezione delicate. Chi era capace e se lo poteva permettere, faceva il doppiaggio e trasferiva il suono (parlato, rumori e musica) dal registratore a nastro alla sottile striscia del sono impressa sulla pellicola. Ricordo che un film a soggetto di 30 minuti, in Super-8, ci costò l’equivalente attuale di 2mila euro (in sola pellicola) e mesi di lavoro, dopo le riprese.
La digitalizzazione e miniaturizzazione dei media ha reso possibile realizzare film di alta qualità fotografica e audio, in poco tempo e con una spesa vicina allo zero. Mentre i “canali social” come Youtube hanno reso possibile la diffusione rapida delle produzioni mediali a un pubblico in potenza illimitato. Quel nostro film ebbe, negli anni, poche centinaia di spettatori: spesso entusiasti, ma… di numero ridotto. In pochi giorni, su Youtube, c’è la possibilità di decuplicare il numero di quei nostri spettatori, se il film piace e invoglia a condividerlo.
L’accesso ai media in un modo così semplice e rapido consente una maggiore espressione individuale dei contenuti e dei talenti. Se un film in Super-8 di una certa complessità richiedeva un gruppo di lavoro; una produzione video digitale attuale può essere fatta in solitudine. Le occasioni di espressione personale si sono moltiplicate. L’era dell’accesso alla produzione comunicativa permette a tutti di far sentire la propria voce. E questa è una chance che negli “affollati anni settanta” noi, ragazzi di allora, non avevamo.