Sono passati quattro anni dalla sottoscrizione della Carta di Roma, da parte dell’Ordine nazionale dei giornalisti e della Federazione nazionale della stampa. «È un compleanno con alcuni risultati importanti raggiunti –, osserva Maurizio Corte, coordinatore di ProsMedia e giornalista del quotidiano L’Arena di Verona –. Il primo è quello di aver introdotto nei corsi di giornalismo una formazione sul tema del rapporto fra media e diversità culturale. Il secondo risultato è quello del linguaggio, con la parola “migrante” che sostituisce sempre più l’orrenda espressione “extracomunitario” o la parola “immigrato” intesa come sinonimo di clandestino, di stranieri immeritevole di stare nella comunità».
«È stata poi spezzata, anche se non ancora sconfitta del tutto, l’azione degli imprenditori della paura – fa notare Corte –. Quelle forze politiche e quei media che strumentalizzano fatti di cronaca nera con protagonisti cittadini stranieri, per suggerire ai lettori che lo ‘straniero’ è il capro espiatorio di tutti i mali». «L’importante è ora andare avanti nella ricerca su media e migranti», conclude Corte. «E sensibilizzare i giornalisti al fatto che l’Italia è già un Paese multietnico e che i media svolgono un ruolo importante nell’integrazione. Un giornalismo che sia interculturale, peraltro, è un giornalismo che si accredita come autorevole, preciso, all’altezza delle sfide che i nuovi media e una nuova audience ci pongono ogni giorno».