di Elena Guerra
“Allarme”, “clandestini”, “invasione”, “ondate”. Dopo l’incontro di domenica 12 marzo tra il ministro degli esteri italiano e il suo omologo libico, molti telegiornali e giornali hanno ripreso quota il vocabolario dell’emergenza più ansiogena: sulle coste italiane si starebbe per abbattere una nuova marea umana, brulicante e pericolosa. La Fnsi, Federazione nazionale stampa italiana, ricorda alla politica le sue responsabilità: “al governo Monti chiediamo dunque di marcare una discontinuità, anche linguistica, con la comunicazione del precedente governo, che aveva consapevolmente speculato sulla paura degli immigrati e sullo “tsunami umano” che avrebbe minacciato l’Italia”.
Secondo la Fnsi, inoltre, è bene che “anche noi giornalisti rammentiamo le nostre, di responsabilità: quelle alle quali ci richiama la Carta di Roma, sottoscritta nel 2008 da Ordine e Fnsi d’intesa con l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati. Siamo tenuti a dare un’informazione aderente ai dati di fatto e alla consistenza reale dei fenomeni; a usare le parole in modo preciso e rispettoso di esseri umani troppo spesso liquidati col termine spregiativo di “clandestini”; a ricordare quali siano le situazioni dalle quali questi uomini e donne vengono via, e perché. Stiamo ancora pagando, nella vita pubblica italiana, il conto di campagne politico-mediatiche tanto spregiudicate quanto efficaci. Non è proprio il caso di continuare a spargere veleni”.